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Francesco La Cava

 

 


I VINI

 

L’agricoltura della Magna Grecia, fin dalle prime colonizzazioni, era basata su diverse colture, tra cui quella della vite. Se in un primo momento si trattava di un tipo di coltura sussistenziale, col passare del tempo divenne una coltura su vasta scala e si iniziò ad esportare l’uva e il vino. In particolare viene prodotto il vino greco, vanto della costa ionica, prodotto ancora oggi utilizzando un vitigno portato dagli antichi coloni greci. Si tratta di un’uva bianca, dagli acini rotondi e piccoli, che prima di essere pigiata viene distesa al sole su graticci di canna per quindici giorni. Quando è ben passita viene pigiata battendo gli acini con una mazza di legno, ripetendo il rito ormai millenario per preparare il “nettare degli dei” già menzionato da Omero. Come da tradizione le botti venivano aperte il giorno di San Martino (11 novembre) e il “vino nuovo” veniva accompagnato dalle “zeppole”, fatte con farina, acqua, lievito e sale e riempite con acciughe, pomodori secchi, olive o a volte ricoperte di zucchero per i più piccoli. Si beveva e si mangiava tutti insieme, parenti e vicini di casa, e così diventava una festa. Il vino, non rappresenta solo la festa dei contadini esso è anche espressione della cultura e della tradizione del territorio di produzione, le sue caratteristiche qualitative sono il risultato dell’interazione di una molteplicità di fattori ecologici e genetici che l’uomo agricoltore nei secoli ha saputo fondere. Il vino ha rappresentato per la Calabria anche una via di sviluppo e arricchimento; infatti diversi paesi hanno iniziato a scambiare i vari prodotti autoctoni tra di essi e successivamente a commercializzarli oltre i territori calabresi.