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ΠΑΡΑΔΟΣΕΙΣ |
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Francesco La Cava
Maria Gracia Melina
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I Giochi Senofonte
nelle Elleniche II,3,56, parla
di quando Teramene, prima di morire, condannato a morte da Crizia, uno dei
trenta tiranni, mise in parodia una particolare usanza legata al simposio:
quando dovette bere la cicuta, si racconta che gettò, come nel
gioco del cottabo, l’ultima goccia dicendo: ”alla salute di Crizia”. Il cottabo era uno
dei giochi più in voga sin dal tempo di Pericle. Veniva riempito un
vaso con acqua, con piccole sottocoppe di terracotta che galleggiavano
alla superficie del liquido e queste servivano da bersaglio. Bisognava
mirare quelle piccolissime imbarcazioni e lanciarvi il vino con tanta
abilità da farle rovesciare e andare a fondo. Il premio veniva
assegnato a chi aveva provocato il maggior numero di questi naufragi in
miniatura. Esso poteva essere costituito da uova, mele, dolci, una collana, una palla o semplicemente un bacio dalla persona
amata. Anche i nostri
giochi sono figli del cottabo, questi sono alcuni esempi…
“U rogliu” E’ un gioco collettivo che veniva praticato durante le festività e nelle domeniche di primavera nelle stradine più tortuose. I
centri abitati fino al 1960 avevano delle strade piuttosto strette non
prive di ostacoli quali gli scalini esterni degli usci e grandi massi che
servivano da sedili. Veniva
presa una forma di formaggio stagionato, oppure un disco di legno, sulla
cui circonferenza era avvolto un laccio che ad un capo era legato al polso
del lanciatore. Il
laccio serviva per dare nel lancio un impulso maggiore e farlo arrivare più
veloce e ordinato al traguardo stabilito. Partecipavano
solo uomini, giovani e attempati. Si
prevedeva un percorso di circa cinquecento metri. Spesso
a causa dei ciottoli che si trovavano sul selciato, la forma di formaggio
si frantumava diventando la gioia dei bambini. Al
vincitore veniva dato in premio o il formaggio o una ricotta o della
frutta di stagione o delle uova. “U stracu” dal greco “ostrakon” Veniva tracciata per terra una figura geometrica, divisa in tanti quadrati. Ogni
quadrato doveva essere colpito al centro con un coccio di terracotta da un
punto stabilito dal direttore del gioco. Chi
colpiva più volte il quadrato più lontano senza sfiorare il
bordo era dichiarato vincitore e diventava direttore del gioco per il
turno successivo. “Cucuzzaru”
dal greco “kolokythià” E’ un gioco collettivo a cui possono partecipare più persone. I
giocatori stanno seduti in cerchio attorno al direttore del gioco che
rappresenta il “cucuzzaru”. Ad ogni giocatore “cucuzza” viene
assegnato un numero. Il
gioco si svolge con uno scambio di battute tra “u cucuzzaru” e le “cocuzze”,
e ciò comporta attenzione e prontezza di riflessi. Se
la “cocuzza” chiamata
sbaglia deve dare come “pegno” un piccolo oggetto e uscire dal gioco. Il
gioco continua fino a quando rimane un solo giocatore, il quale con gli
occhi bendati deve assegnare la penitenza ai vari giocatori toccando i
pegni.
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