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I Bronzi di Riace
Il
visitatore che per la prima volta entra nella sala che nel museo di Reggio
Calabria ospita i Bronzi, rimane affascinato e misteriosamente rapito dalla
presenza dei due guerrieri.
E’
preferibile pensare che si tratti di guerrieri e non di atleti o divinità,
come tanti studiosi sostengono, perché manifestano una potenza espressiva
che ricorda da vicino gli eroi omerici: il più giovane sembra Achille
furente, che sta per vendicare Patroclo; l’altro sembra Ettore che medita
prima dello scontro fatale.
Il
Mare Ionio, che è stato ed è ancora il grande ponte che ha unito
la Locride alla Grecia, li ha custoditi in silenzio per secoli, un silenzio
carico di memorie, di ricordi… Chissà chi li aveva commissionati,a
quale città, a quale villa o a quale tempio furono un giorno
strappati. E dove erano destinati?
Per
quanto riguarda l’attribuzione, vi sono state diverse ipotesi.
Alcuni
attribuiscono le statue ad Onatas, figlio di Micone, della famosa scuola di
Egina; altri, riferendosi al guerriero più giovane, ad Alkamenes,
scultore greco del V secolo a.C.; altri ancora a Pitagora di Reggio, celebre
bronzista, oppure a Fidia.
Le
due statue, al di là dello scultore e del luogo di provenienza, per la
loro bellezza così perfetta sono un patrimonio prezioso per tutta
l’umanità.